Il 21 settembre 1999, all’01:47, Taiwan ha sperimentato il peggiore terremoto dell’ultimo secolo della sua storia.
Con magnitudo attestatasi tra 7,3 e 7,6 gradi della scala Ricther ed epicentro a Chi-Chi, città situata nella contea di Nantou, nella parte centro-occidentale dell’isola, il sisma noto col nome di “921 Chi-Chi Earthquake” ha procurato danni per oltre 11 miliardi di dollari e danneggiato circa 104.833 edifici (distruggendone più di 50.000). Il bilancio delle vittime è stato altrettanto elevato, con 2.494 persone tra morti e dispersi, e oltre 11.000 feriti.
Nonostante i danni alle infrastrutture, comprendenti la rete idrica e fognaria, le linee elettriche, le telecomunicazioni, i condotti per carburanti e gas naturali, oltre che naturalmente le strade, la macchina dei soccorsi (dalle prime agenzie locali all’esercito) si è messa in moto in poche ore e entro la fine della giornata era completamente operativa, grazie soprattutto alla precisione delle comunicazioni fornite in modo capillare dall’Ufficio Meteorologico Centrale e alla tempestiva creazione di un “Centro Operativo per i Principali Disastri del Terremoto”.
Nei giorni successivi, squadre di soccorso internazionali si sono unite a quelle taiwanesi; al termine delle ricerche, durate diversi giorni, sono state tratte in salvo circa 5.000 persone.
Il Governo centrale si riunì nel giro di due ore dall’inizio del sisma e alla fine della giornata stilò un documento che indicava le priorità nazionali. Il quarto giorno successivo al terremoto decretò lo Stato di Emergenza, della durata di un semestre. Tale decreto, il 3 febbraio 2000 si tramutò nella “921 - Legge Temporanea per la Ricostruzione del Dopo Terremoto” (poi emendata nel febbraio 2003), all’interno della quale erano indicate le principali azioni da compiere al fine di portare a termine la ricostruzione.
In seguito, il 19 luglio 2000, venne promulgata una legge sul potenziamento della prevenzione dei disastri naturali (“Legge sulla Prevenzione e la Risposta ai Disastri”).
Con l’emanazione dello Stato di Emergenza fu anche istituita la “Commissione per il Recupero successivo al Disastro del Terremoto 921”, interna allo Yuan Esecutivo, che avrebbe dovuto supervisionare lo svolgimento della successiva ricostruzione.
Tra le prime misure economiche in sostegno della popolazione colpita, il Governo decise di stanziare un milione di dollari taiwanesi (circa 31.500 dollari americani) alle famiglie che avevano subito una perdita tra i propri cari, e 200.000NT$ (6.300$) ad ogni persona gravemente ferita.
Similmente, il Governo decise di stanziare 200.000NT$ ai proprietari delle abitazioni completamente demolite e 100.000NT$ ai proprietari delle case severamente danneggiate.
Tra le altre immediate misure del Governo taiwanese, vi fu anche l’offerta rivolta alle persone rimaste senza alcuna dimora di scegliere tra due possibilità: un’indennità mensile di 3.000NT$ (100$) a persona e per un anno, sufficienti per 12 mesi di affitto in case temporanee, oppure di acquistare case popolari con una riduzione del 30% sul prezzo originario.
Sempre secondo lo Stato di Emergenza, venne decisa la deduzione o l’esenzione totale delle tasse per coloro che avevano subito danni a proprietà di qualunque genere.
Altre misure vennero assunte dalla Banca Centrale, che invitò le banche private a stanziare prestiti di emergenza a lungo termine e a basso interesse diretti alla ricostruzione di case o fabbriche. Se il prestito non avesse raggiunto la somma di 47.000NT$ (1,500$), avrebbe dovuto essere privo di interessi.
Il Fondo per la Stabilità dell’Impiego stanziò un miliardo di dollari taiwanesi (32 milioni di dollari americani) per fornire occupazioni temporanee a coloro che avevano perso il lavoro a causa del sisma. Vennero anche organizzati corsi di aggiornamento e di studio gratuiti per aiutare le popolazioni colpite a reinserirsi nel mondo del lavoro.
Secondo una ricerca presentata nel novembre 2006 all’”International Workshop on Disaster Recovery and Rescue” in Taipei, a 7 anni dal sisma i fondi stanziati e utilizzati per la ricostruzione risultavano quasi completamente utilizzati.
Nel dettaglio, vennero utilizzati il 96,35% dei fondi per la ricostruzione delle costruzioni pubbliche (strade, ponti, scuole, siti storici, ecc.), il 95,37% di quelli riservati alla ripresa di tutti i settori dell’industria e l’80,4% di quelli riservati al sostegno della comunità e delle minoranze etniche.